ovofinto
Nel frigo di casa tengo sempre un uovo finto. Sta in uno dei piccoli spazi-culla nella parte alta dello sportello; è una delle prime cose che vedi quando apri e la luce si accende per mostrare tutto quello che offre la dispensa.
Non ricordo più quando l’ho collocato lì. So che l’ho messo io ma non ho la minima idea di come sia arrivato in casa e neanche mi pare di ricordare lo zampettìo di una gallina di passaggio che l’abbia potuto generare.
È lì e gli capita di essere efficace. Raccoglie il suo successo personale -se così si può dire- quando qualcuno lo prende e cerca di romperne il guscio di gomma sul bordo del tegamino già sulla fiamma. In quel caso diventa un vero e proprio rilevatore di umori: se l’individuo che patisce la disfunzione reagisce con un sorriso la sua giornata -quella dell’individuo- è buona, se invece il destinatario dell’inciampo si sente raggirato e, per frustrazione, lancia l’uovo contro il muro, le cose si mettono male. Certamente la sua contrarietà non potrà che peggiorare quando si renderà conto di non poter arrecare alcun danno all’elastico protagonista del suo scorno. E concluderà amaro che una giornata cominciata così male non potrà che finire peggio.
Succede anche quando qualcuno ci irrita tanto ma non lo si può mandare a farsi friggere.