Paolino
 
Povere bestie. A coppie o doppie coppie, detenute in ridicole pagode si guardano in faccia, non si riconosco e alla fine per futili motivi territoriali si scannano a colpi di becco e di rostro. Scacazzano nelle granaglie delle mangiatoie affinché i compagni di gabbia, schifati, rinuncino al pasto finendo per deperire e schiantarsi a zampe all’aria nel guano sul fondo della gabbia.
Ma se di zampe ne hanno quattro è anche peggio: una vita trascinanti ai giardinetti e mortificati dal tintinnio del campanello al collo, costretti a pisciare al guinzaglio davanti a tutti. Gli idioti conduttori si riuniscono in bande, parlano dei cazzi loro rilasciando di tanto in tanto il cappio elastico a strozzo. Se ne stanno lì in piedi, per ore, non lavorano e non riflettono, si limitano a cazzeggiare aspettando che il sole vada giù e la zuppa arrivi in tavola. Stolidi coglionazzi sperduti tra l’oroscopo e le previsioni meteo sullo smartphone.
E poi ci sarebbe da dire sulle bestie degli allevamenti etici, quelli per produrre carne sostenibile… Ma è un’altra storia e al momento non ce la faccio.