piazzale concordia
Stavo appresso a quello che avevo in testa senza badare a dove mi portavano le gambe. D’estate le giornate sono lunghe e i tramonti brevi: di colpo mi sono ritrovato a camminare al buio. Ero già -per fortuna- alla periferia di un paesone; nessun cartello mi aveva augurato il benvenuto e come si chiamasse quel posto tuttora lo ignoro. Le gambe mi facevano sentire il loro peso, era il momento giusto per tornare velocemente a casa. Nel grande piazzale porticato sui quattro lati un capolinea c’era ma, data l’ora, di corriera neanche l’ombra e la tabella delle partenze riportava di una stazione ferroviaria a dodici chilometri! Per fortuna all’angolo ho visto una rivendita di frutta e altro, ho preso un paio di tetra-pack di bianco da tavola e mi sono inoltrato sotto i portici per chiedere informazioni. La serata in compagnia non è stata malaccio e la sistemazione per la notte essenziale. Una bella fortuna!
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